Halsey “If I Can’t Have Love, I Want Power” le mie quattro righe.

C’è una prima volta per tutto e questa con Halsey è la mia prima volta.

Ho seguito la cantante americana solo in radio tramite i singoli pubblicati, i videoclip visti passare in tv e nulla più. Finché qualche giorno fa esce “If I Can’t Have Love, I Want Power” e già dal titolo vengo attirata.

Okay, forse avevo ascoltato tempo fa “Badlands”, ma, anni dopo le cose cambiano e Halsey in questo album dimostra quanto è cambiata.

In “If I Can’t Have Love, I Want Power”, uscito il 27 agosto, Halsey racconta questo ultimo anno e il suo più grande cambiamento una gravidanza e l’arrivo del primo figlio quest’estate.

Nel condurla in questo nuovo lavoro, Ashley chiede una mano a Trent Reznor e Atticus Ross, due persone che non hanno bisogno di presentazioni.

Ciò che viene fuori da questa sinergia sono tredici brani che non sono pop, quindi non vi aspettate un disco frizzantino e colorato, perchè “If I Can’t Love, I Want Power” non è così, anzi.

E’ un disco dalle tinte cupe e drammatiche, come oramai Halsey ha abituato i fan, ma, c’è qualcosa in più c’è il punk in “Easier Than Lying”, il piano nella bellissima traccia d’apertura “The Tradition” e la seguente “Bells In Santa Fe” , c’è un richiamo agli anni ’90 in “Lilith” e nella bellissima “I’m Not A Woman, I Am God”, le ballad acustiche come “Darling”, “1121” e “Ya’ aburnee” , la batteria di Dave Grohl in “Honey”.

Oltre alla parte musicale curata nei minimi dettagli, nelle lyrics, nei testi, in alcuni c’è una nota di amore verso il bambino, il compagno e mi piace pensare anche verso sè stessa in “I’m Not A Woman, I’m A God”.

Le mie preferite? Per ora “The Tradition”, “I’m Not A Woman, I’m A God”, “Lilith” e “Darling”.

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